Italia grande assente alla mostra che celebra le capitali mondiali della gastronomia a Parigi. La cucina italiana, considerata da sempre una delle più famose e apprezzate al mondo, candidata a Patrimonio Mondiale dell’Umanità, non è stata inserita nell’Olimpo tra le migliori.
“Paris capitale de la gastronomie du moyen-âge à nos jours” è il titolo della mostra nella capitale francese che racconta il ruolo culturale, diplomatico e storico che la gastronomia parigina ha avuto dal Medioevo ai giorni nostri. Promossa dal Centre des monuments nationaux, presso la Conciergerie di Parigi (che fungeva da refettorio in epoca medievale) e visitabile fino al 16 luglio, la mostra accompagna i visitatori in un viaggio attraverso le leggende gastronomiche della capitale francese nel corso dei secoli.
La mostra si snoda su un percorso espositivo in cinque sezioni. Ciascuna racconta non solo come i ristoranti (nel senso odierno del termine) siano stati inventati proprio nella capitale francese ma anche come Parigi abbia dato i natali a molte specialità a partire dal millefoglie, il croissant, il macaron e la baguette, e molti altri simboli nazionali.
Il percorso espositivo permette di ammirare opere d’arte, manoscritti, miniature, menù originali, oltre a una selezione di vasellame, dipinti, creazioni culinarie, video e fotografie ma anche articoli legati al mondo culinario francese. Sono state ricostruite tavole da pranzo di diverse epoche e calcata l’importanza della cucina nella diplomazia francese, e non solo. Si raccontano pertanto eventi storici come il memorabile banchetto di Carlo V, del 1378, quando la corte risiedeva ancora a Parigi, il cui menù originale è stato prestato dagli Archives départementales du Nord. Ci sono poi altri oggetti e documenti, alcuni risalenti al XIII secolo, come il famoso Viandier de Taillevent – maestro di cucina del regno – che evocano non solo i piatti serviti durante il “servizio alla francese”, ma anche le arti della tavola, altro savoir-faire francese.
Innegabile il successo contemporaneo della capitale francese dovuto all’ampio e rinomato repertorio culinario, che unisce alta cucina, tradizioni sia borghesi che popolari, innovazioni. La mostra mette dunque in risalto Parigi presentandola come un faro tra le destinazioni culinarie di primo piano a livello internazionale, come Londra, New York e Tokyo. Grande assente in questa istantanea l’Italia, la cui cucina è storicamente fra le più amate al mondo.
Secondo quando spiegato nel sito ufficiale della mostra, Parigi vanta posizione unica a partire dalla storia antica grazie al suo ricco patrimonio gastronomico. Se il parametro è il periodo dal Medioevo a oggi, serve puntualizzare qualche innovazione culinaria dello Stivale in quel periodo, tra cui la porchetta come descritta nel Liber de arte coquinaria di Maestro Martino, della metà del sec. XV, ma non dimentichiamo la cucina dei banchetti, con cacciagione e carne di maiale come i fegatelli di in rete e altre ricette del Libro della Cocina, una raccolta manoscritta di 183 ricette scritte in volgare conosciuta anche come “Anonimo Toscano” del 1300. E poi l’interminabile elenco dei piatti poveri: cereali, talvolta grano, più spesso segale e orzo consumati sotto forma di pagnotte, zuppe o minestre, nonché la farinata nome ante litteram della polenta. Ma forse i curatori non ricordano che ben prima del moyen-âge, tal Lucio Giunio Moderato Columella nel 1 secolo d.C. redigeva il suo De re rustica, un trattato di agronomia in dodici volumi dove sono catalogati e spiegati con tanto di “ricette” e lavorazioni prodotti storici quali il Caciofiore della campagna romana, antenato del pecorino romano che le legioni romane consumavano quotidianamente e che ha permesso loro di colonizzare grossa parte del mondo, Gallia compresa.
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