I paventati dazi annunciati da Donald Trump sui prodotti europei peserebbero di più sul vino italiano, rispetto a quanto accadrebbe agli altri Paesi competitor. L’allarme arriva dall’Unione italiana vini, che ha riunito il consiglio nazionale mercoledƬ 4 dicembre. Il presidente Lamberto Frescobaldi ĆØ stato molto chiaro nel suo intervento di apertura dei lavori dell’associazione: Ā«Il 60% dellāexport italiano ĆØ concentrato su 5 mercati, con gli Stati Uniti che da soli valgono quasi un quarto delle nostre spedizioni: non possiamo chiuderci – ha aggiunto – anche verso mercati come il Brasile e lāAmerica Latina, che per radici culturali potrebbero ampliare i nostri orizzonti commercialiĀ». E se non si vuole aggravare ulteriormente una congiuntura giĆ difficile occorre diversificare il mercato. Per questo motivo, Unione italiana vini sostiene Ā«fermamente lāaccordo Mercosur e condivide il via libera dellāItalia ai vini dealcolati, una nicchia che potrebbe comunque aprire le porte a nuovi target e PaesiĀ». I negoziati tra Europa e mercati sudamericani potrebbero essere chiusi con un’intesa venerdƬ 6 dicembre, dopo la chiusura del vertice a Montevideo a cui partecipa anche la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che si ĆØ detta ottimista parlando di Ā«accordo ormai vicinoĀ». Sarebbe un’intesa sulle parti tecniche di questa dibattuta partnership commerciale, che se raggiunta dovrebbe poi passare all’esame del Parlamento europeo in seduta plenaria.
L’Osservatorio Uiv ha presentato un focus specifico sul tema, sottolineando che Ā«lāItalia sarebbe il Paese fornitore europeo maggiormente esposto in caso di nuovi dazi aggiuntivi statunitensiĀ». Guardando ai dati import dei 9 mesi (gennaio-settembre 2024), gli Usa rappresentano oggi la Ā«stampella commercialeĀ» delle vendite italiane di vino (+4,4% nel periodo). La domanda statunitense ha contribuito a Ā«limitare il calo a valoreĀ» delle spedizioni made in Italy verso 11 Paesi top buyer a -1,5 per cento. Pertanto, al netto del mercato Usa, la perdita per il vino italiano salirebbe a -4,9 per cento. Per la Francia, principale competitor dell’Italia, l’effetto sarebbe meno traumatico: senza gli Usa si passerebbe dallāattuale -7,3% a -8,5 per cento.
A supporto delle posizioni dell’Uiv in materia di accordo Ue-Mercosur, ĆØ arrivato il pressing su Bruxelles da parte del Ceev, sigla a cui aderisce l’Unione italiana vini (coi suoi 812 soci italiani per un fatturato di 10,6 miliardi di euro) e che riunisce gli industriali del vino di tutta Europa. Ā«Dopo 25 anni di negoziati – ha dichiarato il presidente Mauricio GonzĆ”lez-Gordon in una nota – ĆØ tempo di chiudere questo accordoĀ», considerato vitale per le opportunitĆ a favore delle imprese vitivinicole, che potrebbero accedere a nuovi mercati e attrarre più consumatori. L’intesa ridurrebbe le tariffe doganali e semplificherebbe le regole commerciali, soprattutto in Brasile, mercato in rapida crescita per i vini europei di alta qualitĆ ma su cui ancora pesano dazi all’import del 27%. Il segretario generale Ignacio SĆ”nchez Recarte ha rimarcato il Ā«persistente malintesoĀ» sull’accordo Ue-Mercosur: Ā«In realtĆ , ĆØ esattamente l’opposto per il vino Ue, perchĆ© ridurrebbe o eliminerebbe le barriere commerciali. Inoltre, sono infondate le preoccupazioni su un massiccio afflusso di vino extra-UeĀ».
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