«Con 5 vetrine su strada voglio vederlo aperto il più possibile» dice convinto Francesco Apreda. Dopo un lustro, lo chef si sposta portando il suo Idylio allo scoperto. È il primo ristorante su strada dello chef campano, dopo dieci anni nella torre dorata dell’hotel Hassler e altri 5 proprio accanto alla lobby del The Pantheon / Iconic Rome Hotel, in uno spazio non visibile dall’esterno. Hotel di cui Idylio continua a essere il fiore all’occhiello ma da cui tra una manciata di ore si staccherà , conquistando un ingresso indipendente, alle spalle dal precedente su piazza dei Caprettari.
Con il nuovo locale, Idylio conquista anche un nuovo look, meno drammatico: fuori il nero, dentro il blu, più avvolgente e caldo, l’arancio è invece un filo conduttore, come pure la farfalla, simbolo del ristorante, emblema di avventura, di libertà e leggerezza; «la farfalla volerà dal vecchio locale al nuovo» scherza lo chef. Il trasloco regala ad Apreda anche uno spazio interrato con la cantina a vista «sarà un laboratorio di idee, un luogo di incontro con produttori, artisti, creativi, che prenderà vita e forma piano piano».
Foto: Alberto Blasetti
La vera novità , però, è che a partire da ottobre Idylio apre anche a pranzo, con una proposta versatile, a misura di cliente: si parte da due o tre piatti da scegliere liberamente tra vecchi e nuovi, passando per due piccoli degustazione, uno dei signature da 4 portate e uno con le nuove creazioni, (quest’anno chiamato Speziale) da 5. Prezzo base sotto i 100 euro. Tanto? Poco? «Nei contorni del fine dining due piatti, con annessi e connessi è un piccolo menu» commenta Apreda: pane, stuzzichini, piccola pasticceria. Così chef Apreda mira a un pubblico più eterogeneo (contando anche sull’attrattiva del locale ben visibile dalla piazza): oltre ai molti stranieri che già oggi sono uno zoccolo duro, qualche business man in cerca di un’esperienza di rango ma veloce, o anche giovani che vogliono un approccio più semplice.
È la morte del fine dining così come lo abbiamo conosciuto? «Il fine dining non morirà mai ma è una fetta di mercato minima, la ristorazione è vasta, e oggi c’è tanta competizione, dai grandi hotel che hanno aperto a Roma negli ultimi anni, ai tanti locali con format energici e simpatici. Bisogna capire su quale strada stiamo andando e riflettere in base alla clientela che hai di fronte». Di certo c’è una fetta consistente di globe trotter gourmet. «Ma anche gli stranieri che vogliono fare una esperienza importante e che cercano il fine dining, non è detto che vogliano stare 2 ore e mezzo a tavola, è troppo anche per chi gira per ristoranti gourmet, soprattutto se ne vuole provare più di uno. Considera che ormai ci sono tanti posti con il menu degustazione e le persone non vogliono più stare così tanto tempo a tavola. Anche all’estero funziona così: Alléno a pranzo fa una proposta con 4 o 5 corse in meno di un’ora, non è il solo».
Ma ci sono nuovi clienti? «Abbiamo tanti clienti alla loro prima esperienza in un ristorante fine dining. È esattamente quello che vogliamo fare: attirare nuovi clienti. Noi dobbiamo fare quel che abbiamo sempre fatto cercando di capire cosa può portare nuova clientela in posti come il nostro. E credo che offrire la possibilità di fare esperienze in modo più leggero sia un punto chiave. Vorrei che la gente non si sentisse a disagio, così da ottobre, con il lancio del nuovo menu, apriamo anche a pranzo con formule più veloci».
Il menu autunnale si chiamerà Speziale, e rappresenta una nuova rotta nel segno della continuità . «Abbiamo scelto il nome per sottolineare qualcosa di speciale, di spaziale, ma anche per avere un richiamo alle spezie e a quel che abbiamo studiato in questi anni». Rappresenta infatti una evoluzione del lavoro elaborato con Sapidità essenziali, «quella è la nostra ossatura». Punta sulle spezie, portate anche a tavola per dare un segno tangibile al cliente mentre vengono raccontate, ma poi il menu vuole tracciare, su quelle basi così riconoscibili, una nuova rotta. A partire da un approccio più leggero: «abbiamo diminuito le corse nel degustazione: 6 portate a cena e 5 a pranzo. Bastano per raccontare la nostra filosofia di cucina che è essenzialmente italiana con accenti territoriali, soprattutto Campania e Lazio, ma con una personalizzazione, raccontando le mie esperienze, il mio viaggio sulla via delle spezie e la mia evoluzione di questi anni». Le differenze rispetto al passato? «Prima ero più spinto sull’asiatico, oggi tiro fuori qualcosa di più italiano». Così accanto al risotto cacio pepi e sesamo, ci sono cose come il votapiatto ispirato alla preparazione che si fa a Gaeta, una sorta di frittata croccante senza uova, preparata solo con calamaretti spillo schiacciati, profumati con aglio prezzemolo peperoncino e con il tocco inconfondibile di Apreda.
Idillio by APreda – The Pantheon / Iconic Rome Hotel – Roma – Piazza dei Caprettari, 56/60 – thepantheonhotel.com
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