
Quando, all’inizio degli anni ’90, proposero al compositore Tedesco Karlheinz Stockhausen (uno dei compositori più all’avanguardia del XX secolo) di scrivere un quartetto d’archi per il Festival di Salisburgo, lui si sentƬ offeso. Dichiarò che quel genere era tipico del XVIII secolo. Eppure nella sua testa qualcosa si era messo in moto, e se la sua parte cosciente lo aveva portato a declinare, nel suo inconscio il seme di unāidea aveva messo radici. In sogno gli comparve una melodia in cui violini e rotori di elicotteri si accordavano cosƬ bene da diventare musica. Questa folle composizione, dai tratti futuristi, in breve tempo passò dal sonno alla veglia, e dalla testa alla penna, diventando la sua opera totale (in quanto visuale, musicale e astratta al tempo stesso), nota al mondo come Helicopter String Quartet (Quartetto d’archi per elicottero). Quando chiesero al violinista Irvine Arditti, uno dei pochi ad avere suonato veramente la melodia su un elicottero in volo (tre volte in tutto ĆØ stato possibile metterla in scena, di cui una a Roma), rispose con umorismo āPenso che il messaggio principale dellāopera sia: non chiedete a Stockhausen di scrivere un quartetto d’ archi normaleā.
Sul lago di Como si ĆØ appena conclusa la prima edizione della Whisky Week, organizzata da Whisky Club Italia; volendo trarre una lezione di quello che sono stati questi giorni (soprattutto il week end finale) potremmo riassumerlo parafrasando la citazione di cui sopra: non chiedete a Claudio Riva di organizzare una manifestazione normale.
Per capire al meglio cosa significhi – per un paese come il nostro – organizzare un evento del genere rivolto al grande pubblico e non agli addetti ai lavori (e registrare il sold out!) bisogna fare un passo indietro e analizzare il percorso che ha portato fino a qui. Per farlo bisogna ripercorrere i passi di Claudio Riva e Davide Terziotti, i due soci fondatori di Whisky Club Italia, realtĆ partita nel 2014 dalla loro passione e dalla consapevolezza che nel Bel Paese il Whisky era ancora ad appannaggio di pochi. Il nobile distillato infatti ĆØ spesso considerato come elitista e pretenzioso, accessibile solo a pochi per via dei costi (spesso) proibitivi e per la sua complessitĆ , troppa per essere apprezzato senza una formazione. Anno dopo anno, gradino dopo gradino, Claudio, Davide e il loro team si sono prodigati nello smontare questi miti, creando un Club con sedi sparse in tutte le cittĆ italiane (chiamati Clan) dove si tengono corsi di formazione di vari livelli, degustazioni finanche cene in pairing. Non solo, Whisky Club si ĆØ occupato anche di organizzare viaggi in distillerie e portare i produttori in contatto con il grande pubblico, rendendo la tematica Whisky molto più umana e divertente.
Senza mai mancare di rispetto alla tradizione, al lavoro e alla materia prima, lāapproccio di Claudio Riva nell’organizzare la prima Whisky Week dāItalia ricorda molto quello di Stockhausen alla composizione dei quartetti dāarchi: una sana voglia di sovvertire le tradizioni e di rendere lāesperienza della degustazione, arte del piacere. Andiamo per gradi: la settimana di cui il fiore allāocchiello ĆØ stata la giornata principale di degustazioni aperta al pubblico, ĆØ stata organizzata in agosto, a Villa Parravicini Revel in riva al Lago di Como, nel giardino della meravigliosa villa: tutto il contrario dallāimmaginario del Whisky come prodotto invernale, da sorseggiare davanti al camino in silenzio e solitudine. A disposizione dei clienti e dei curiosi 29 banchi d’assaggio con possibilitĆ dāacquisto, mantenendo come vettore principale di scelta la curiositĆ . Tra Whisky francesi, australiani, irlandesi, americani, scozzesi ed italiani, le possibilitĆ di comparazione offerte ai più di 400 appassionati accorsi per lāoccasione sono apparse pressochĆ© sconfinate.
Se abbiamo citato Karlheinz Stockhausen non ĆØ solo per la capacitĆ di essere dissacranti: questa infatti, come nel caso del compositore, ĆØ una storia di elicotteri. Per rendere memorabile la Whisky Week, Riva e il suo team non si sono limitati a mettere grandi distillati nei bicchieri, ma hanno anche voluto offrire alcune esperienze irripetibili, come le degustazioni guidate su motoscafo in mezzo al lago di Como e lāesclusiva degustazione di Karuizawa (leggendaria distilleria Giapponese chiusa a inizio secolo, le cui ultime bottiglie sono ormai di culto) fatta proprio in volo sopra il lago. Esperienze a loro volta andate sold out nonostante (soprattutto per lāelicottero) un costo importante.
Lāidea dellāorganizzazione, dopo il successo di questa prima manifestazione, ĆØ di non fermarsi qui. Lāintenzione ĆØ quella di rendere il format non solo ripetibile ma anche itinerante, e giĆ si parla di una tappa nel Nord-Est e una nel Sud dellāItalia. Per il momento lo staff di Whisky Club Italia può godersi il risultato, congratulandosi con se stesso per il coraggio di aver riorganizzato il primo evento spirits in presenza dopo le restrizioni, e di essere riuscito a farlo in maniera tanto piacevole quanto sicura.
Se in un pomeriggio sono state aperte più di 430 bottiglie, è ovvio che per raccontarle tutte non basterebbe un libro. Eppure ci sono alcune etichette che ci hanno convinto sia per la loro qualità , sia per la storia che vi è dietro: ecco 10 bicchieri da ricordare assaggiati a Como tra distillatori, produttori, master blender e selezionatori.
Di questa distilleria irlandese, vera e propria scintilla del rinascimento, non ĆØ possibile scegliere una referenza precisa. Difficilmente in questi anni infatti si può criticare qualche prodotto uscito dallāazienda con la fenice di Dublino. D’altronde se si sono aggiudicati il riconoscimento World’s Best Single Malt nei World Whiskies Awards 2019, davanti agli scozzesi, un motivo ci sarĆ …
Ebbene sì, anche il Texas è diventato un paese di Whisky, e se il buongiorno si vede dal mattino, i presupposti paiono davvero interessanti. Di questa distilleria da poco distribuita anche in Italia sono assolutamente da segnalare sia il Texas Pot Still Bourbon, blend di mais blu, segale, grano e orzo maltato distillati in alambicco pot still e invecchiati in botte di rovere americano nuove, sia il Texas Single Malt.
Non solo bourbon o rye: negli Stati Uniti sempre più distillerie stanno utilizzando il metodo scozzese per la produzione di whiskey, esattamente come Westward. Distilleria di Portland, in Oregon (altro nuovo stato del Whisky), la produzione di questo single parte da solo orzo maltato localmente, lievito di birra e una fermentazione lenta, mentre la distillazione ā discontinua – passa attraverso due alambicchi con un reflusso molto basso, pensati appositamente per avere uno spirito robusto. Sicuramente unāaltra dimostrazione che lāAmerica sta puntando sulla qualitĆ .
Il mondo del Whisky Giapponese ĆØ molto complesso e in continua trasformazione. Senza scomodare prodotti veramente identitari di questa terra, come Nikka e Suntory, vale la pena di scoprire la distilleria Kamiki nelle vicinanze di Nara, lāantica capitale del Giappone. Kamiki ĆØ una parola Giapponese formata da Kami che significa āDioā e iki che significa ārespiroā. La peculiaritĆ di questo blended malt whisky, prodotto con whisky di malto altamente selezionati provenienti dal Giappone e dai migliori whisky di malto provenienti dal mondo, ĆØ di essere affinato in botti di Yoshino Sugi, ovvero cedro Giapponese, usato nei secoli per la costruzione dei templi.
Se dovessimo raccontare la Scozia che al contempo riscopre la propria tradizione e al contempo riesce a sorprendere, lo dovremmo fare sorseggiando questo GlenDronach. Un single malt Scotch whisky torbato senza definizione dāetĆ , invecchiato in un mix di botti Pedro XimĆ©nez Oloroso (storica firma di questa distilleria) e vino Porto. Imbottigliato a 48% vol. si contraddistingue sia per naso sia per il colore interessantissimo.
La distilleria ĆØ operativa da pochi anni e solo nel 2020 ha fatto uscire il suo primo imbottigliamento. La sua prerogativa ĆØ quella di credere molto nella filiera, approvvigionandosi di orzo da 95 agricoltori del sud est dellāIrlanda. Ciascun agricoltore ha la sua unicitĆ : metodo di agricoltura (convenzionale, biologica e biodinamica), location dei terreni, varietĆ di orzo. La Waterford supporta il lavoro agronomico per avere il migliore prodotto possibile, lo fa raccogliere e stoccare presso depositi che ben separano ogni lotto e ogni produttore , da qui i tir carichi di cereale di dirigono in distilleria. Su ogni bottiglia spicca il codice unico che permette di risalire alla storia della materia prima, passo per passo. Un progetto a modo suo rivoluzionario.
Circondata da Scozia e Irlanda per secoli lāInghilterra si ĆØ limitata alla produzione di Gin. Solo negli ultimi anni sono cominciate a nascere distillerie interessanti, e la più notevole al momento pare essere Bimber, nata da appassionati figli di immigrati polacchi, che hanno scelto come nome la parola corrispondente a ādistillatoā nella loro lingua madre. Tre cask sono state selezionate e imbottigliate in esclusiva per il mercato italiano. In questo caso consigliamo lāex bourbon ma tutte le realese sono ugualmente entusiasmanti nella loro diversitĆ .
Altra realtĆ irlandese in forte spolvero, da poco disponibile sul mercato italiano, The Whistler Mosaic invecchiato in botti che hanno contenuto Marsala ha un design di ispirazione siciliana fin dallāetichetta. dopo 15 lunghi mesi in botte italiana il risultato ĆØ un bellissimo whisky in cui spicca pesca, albicocche, arance e un tocco di miele. Imbottigliato al 46% di gradazione alcolica.
Nel mondo del Whisky, parallelamente ai produttori sono da sempre presenti i selezionatori, che con la loro lungimiranza investono in botti in tempi non sospetti per poi imbottigliarne i risultati. Cuspid Spirits, nata da qualche anno a Parma, gira il mondo per trovare prodotti che prima di tutto facciano innamorare chi ci lavora. Da questo nascono i primi due imbottigliamenti di Whisky scozzesi firmati dallāazienda italiana, di cui consigliamo il Cuspid Spirits Whisky Caol Ila 2011.
Questa storica distilleria, chiusa per lungo tempo e ora tornata a nuova vita si caratterizza per una particolaritĆ : era il prodotto servito sul Titanic. Lo sappiamo grazie ai ritrovamenti fatti sui fondali, tra cui il merchandising dellāepoca. Ma a parte ciò, si tratta di un Whisky interessante, complesso e sfumato, che nelle varie edizioni ha anche ottenuto riconoscimenti notevoli.
Infine per dimostrare che anche i Blend hanno un loro valore quando fatti bene, da provare Rock Island 10 anni rilasciato dallāimbottigliatore indipendente Douglas Laing nel 2015. Questo premium blended malt Scotch whisky di soli single malts provenienti esclusivamente da distillerie appartenenti alle isole scozzesi (Islay, Jura, Arran e dalle Orcadi) si contradistingue per la salinitĆ e ben si sposa anche con lāidea di un Whisky gastronomico, magari da abbinare a frutti di mare.
a cura di Federico Silvio Bellanca
foto di Laura Marchini
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