Non importa quale dieta si segua, la produzione di foie gras fa storcere il naso a tutti, anche ai carnivori più convinti. Per realizzare questo paté di fegato d’oca, gli animali vengono alimentati a forza con un metodo atroce chiamato gavage. Le associazioni animaliste italiane hanno chiesto al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida di porre fine a questa tortura e schierare l’Italia (dove il sistema è già vietato) in prima linea a tutela degli animali.
A firmare la proposta, Animal Equality, Animalisti Italiani, Essere Animali, Lav – Lega Anti Vivisezione, Lndc Animal Protection e Oipa, realtà impegnate nella difesa dei diritti animali. Sono state loro a inviare la richiesta a Lollobridiga affinché l’Italia lotti per far abolire la pratica a livello europeo. Una produzione già condannata dal rapporto del Comitato scientifico veterinario dell’Unione europea, che ha giudicato l’alimentazione forzata nociva per il benessere animale.
Si tratta, in parole semplici, di un ingozzamento. Oche e anatre vengono forzate a mangiare con un tubo in gola, che spinge il cibo direttamente nello stomaco. Inoltre, il regolamente Ue (543/2008) prevede che per realizzare il foie gras gli animali debbano pesare almeno 300 grammi nel caso di un’anatra, 400 per un’oca, pesi che «non raggiungono in natura» hanno spiegato le associazioni.
L’atto violento dell’alimentazione forzata porta non solo a un alto rischio di soffocamento, ma anche a ferite alle pareti dell’esofago. Il fegato delle oche si ammala di steatosi epatica, accumula grasso in eccesso, che è proprio ciò che serve per produrre il foie gras: parliamo di fegati che vanno dai 550 ai 700 grammi di peso, «da 7 a 10 volte in più rispetto al peso normale». È ora di dire basta: «È inaccettabile che l’Unione europea continui a permettere che una pratica così atroce venga perpetrata nei confronti di milioni di animali allevati».
Foto di Oipa
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