“Come possiamo nutrire la popolazione mondiale in crescita senza causare un catastrofico collasso climatico?”. Questa è la domanda alla quale si proponeva di rispondere il rapporto Eat-Lancet, uno studio rivoluzionario uscito all’inizio del 2019 e frutto di due anni di lavoro da parte di 37 esperti internazionali di alimentazione e nutrizione. Una delle raccomandazioni del rapporto era quella che si sarebbe dovuto ridurre del 50% il consumo globale di carne rossa, un’affermazione che suscitò un’ondata di indignazione contro lo studio tanto da far saltare un evento di presentazione presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità a Ginevra, in Svizzera. Il dubbio che si fosse trattato di una “shitstorm” realizzata ad arte è subito balzato alla mente, ma ora nuove prove raccolte dalla rivista DeSmog suggeriscono che questa ondata di indignazione contro il rapporto sia stata alimentata ad arte da un’agenzia di pubbliche relazioni che rappresenta il settore della carne e dei latticini.
Un documento visionato da DeSmog sembra mostrare i risultati di una campagna della società di consulenza Red Flag che cataloga la portata delle reazioni negative al rapporto. Il documento indica che Red Flag ha informato giornalisti, think tank e influencer dei social media per definire la ricerca sottoposta a revisione paritaria come “radicale”, “fuori dal mondo” e “ipocrita”. Viene evidenziato come la copertura mediatica negativa ha superato quella delle storie neutre o positive, con migliaia di post critici condivisi su X sulla ricerca, insieme a più di 500 articoli negativi. In base all’analisi del documento da parte di DeSmog, la campagna di attacco di Red Flag sembra essere stata condotta per conto dell’Animal Agriculture Alliance, una coalizione dell’industria della carne e dei latticini creata per proteggere il settore dalle “minacce emergenti”. La panoramica della campagna Red Flag ha valutato il successo dei post sui social media pubblicati dall’AAA che attaccano il rapporto Eat-Lancet, tra cui una campagna pubblicitaria a pagamento lanciata per conto dell’alleanza che ha raggiunto 780.000 persone. I metadati del documento indicano che è stato scritto da Melissa San Miguel, responsabile della filiale statunitense di Red Flag. L’AAA annovera nel suo consiglio di amministrazione rappresentanti di Cargill e Smithfield Foods, due delle cinque maggiori aziende di carne al mondo. Intanto sia l’agenzia Red Flag che AAA si sono rifiutate di rispondere alle numerose richieste di commento.
Pubblicato nel 2019 su Eat-Lancet e tradotto in 12 lingue, il rapporto è stato anche uno dei più influenti del suo genere negli ultimi decenni e ha avuto un’importanza molto rilevante all’interno della comunità scientifica ed è stato citato oltre 9.000 volte nei quattro anni e mezzo trascorsi dalla sua pubblicazione. È tra i documenti più citati anche dai governi e nei policy brief su tutti gli argomenti, utilizzato in oltre 600 documenti di questo tipo dalla sua pubblicazione. Victor Galaz, professore associato presso lo Stockholm Resilience Center, che ha contribuito alla stesura del rapporto Eat-Lancet, ha studiato la risposta online al rapporto. «Tutti sono rimasti scioccati dal volume e dal tono dei tweet: dall’aggressività e dal livello di menzogna, per dirla senza mezzi termini», ha dichiarato a DeSmog.
«Red Flag ha trasformato Eat-Lancet in una questione di guerra culturale», ha dichiarato a DeSmog Jennifer Jacquet, professoressa di scienze e politiche ambientali all’Università di Miami ed esperta di lobbying. «Questo documento è un ritratto di ciò che ci troviamo ad affrontare, in quanto persone a cui sta a cuore la verità , il cambiamento climatico e il futuro», ha affermato. Intanto un nuovo aggiornamento del rapporto dell’Eat-Lancet dovrebbe essere pubblicato entro la fine dell’anno con l’obiettivo di ottenere una maggiore “legittimità locale”. D’altronde non è più una novità che il bestiame sia responsabile di oltre il 14 percento delle emissioni di gas serra a livello mondiale e gli scienziati concordano sul fatto che per limitare il riscaldamento globale siano necessari tagli rapidi e drastici all’inquinamento del settore, che comprende metano, protossido di azoto e anidride carbonica rilasciati dalla deforestazione.
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