Nella puntata di “Report” andata in onda su Rai 3 domenica 9 febbraio 2025, intitolata “Macinato formato famiglia”, il programma ha approfondito il tema del caffè venduto nei supermercati, evidenziando come le etichette dei prodotti offrano informazioni generiche e insufficienti. Ora vi spiego nel dettaglio cosa si è detto e come fare per migliorare la situazione.
Una delle principali criticitĂ emerse riguarda la mancanza di informazioni fondamentali che possano orientare il consumatore, innanzitutto sulla specie botanica del caffè e sulle origini di provenienza. Sulle confezioni le indicazioni della specie botanica si limitano alla dicitura “100% Arabica” o, nel caso di una miscela con la Canephora, a una indefinita presenza della varietĂ Robusta, senza specificarne le percentuali e le provenienze geografiche. Nella maggior parte dei casi non c’è alcuna indicazione di flavore del prodotto se non, in alcuni casi, di una generica indicazione dell’intensitĂ indicata con un numero su una scala variabile da azienda ad azienda.
Non esiste uno standard univoco che aiuti a distinguere l’intensitĂ tra una pura Arabica e una miscela con Robusta, rendendo difficile per l’acquirente comprendere realmente cosa sta acquistando. Questa carenza informativa lascia il consumatore nell’incertezza, impedendogli di fare scelte consapevoli basate sulla qualitĂ del prodotto e sulle proprie preferenze gustative.
Un altro aspetto che pochi conoscono è la differenza tra i diversi sistemi di imballaggio del caffè macinato. Il tradizionale pacchetto sottovuoto, noto come “mattonella”, richiede che il caffè sia completamente degassato prima dell’imballaggio. Questo processo garantisce la tenuta del sottovuoto ma implica che il caffè abbia giĂ perso gran parte dell’anidride carbonica e degli aromi volatili che sono stati prodotti in tostatura, risultando quindi un caffè giĂ vecchio al momento dell’acquisto.
Inoltre se il degassamento è stato fatto in condizioni di atmosfera ambiente, il caffè sarĂ anche rancido in quando gli oli in esso presenti sono rimasti a contatto con l’ossigeno dell’aria per tutto il tempo necessario al degasaggio. Al contrario, confezioni dotate di valvola unidirezionale o lattine in sovrappressione sono di gran lunga piĂą idonee a preservare la qualitĂ in quanto permettono al caffè di continuare a rilasciare gas dopo la tostatura senza compromettere l’integritĂ dell’imballaggio, mantenendo intatti gli aromi e prolungando la freschezza del prodotto.
Infine, il giornalista Bernardo Iovene ha affrontato il tema della conservazione domestica del caffè che è un ulteriore punto di attenzione. In trasmissione ha chiaramente detto: “La confezione di caffè deve essere mantenuta a bassa temperatura, in frigo o freezer. La motivazione è semplice: il caffè tostato contiene circa il 10% di oli, trattasi di grassi vegetali che a contatto con l’ossigeno irrancidiscono velocemente. Quindi, aperto il pacchetto o il barattolo di caffè, il modo piĂą efficace per rallentarne l’ossidazione è la conservazione a bassa temperatura, condizioni ideali considerando anche che il caffè tostato non ha sostanzialmente acqua che può congelare”.
Report ha evidenziato quanto sia debole la comunicazione in etichetta al consumatore, le torrefazioni dovrebbero iniziare ad essere maggiormente trasparenti e dettagliate sulle informazioni presenti sui prodotti. Informazioni chiare sui paesi di origine, indicazione delle percentuali delle specie botaniche e della varietĂ usate nelle miscele, menzione del colore di tostatura che influenza direttamente l’intensitĂ degli aromi e dell’amaro in bevanda, assieme a consigli utili per la migliore conservazione permetterebbero ai consumatori di effettuare scelte piĂą consapevoli, andando oltre la semplice valutazione del prezzo o della dicitura “100% Arabica”.
Attualmente chi si trova di fronte allo scaffale del supermercato può associare alla migliore qualità semplicemente un prezzo più elevato, ma senza adeguate informazioni e una buona capacità a riconoscere la qualità del flavore in tazza è difficile verificare questa correlazione.
Cosa fare quindi? Iniziamo tutti a telefonare e a scrivere email alle torrefazioni dei caffè che acquistiamo lamentando l’assenza di informazioni in etichetta e chiedendo le specifiche di prodotto: quando è stato tostato, come è stato effettuato il degassamento, le percentuali delle specie botaniche, i paesi di provenienza dei caffè, dettagli sul colore di tostatura e sui flavori della bevanda.
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