Decine di locali di Milano e provincia hanno scritto una lettera aperta rivolta alle autoritร : โSe serve chiudere ristoranti e bar, che lo facciano tutti, ma chiediamo di essere ascoltati quanto prima e di lavorare insieme per trovare una soluzione piรน intelligente possibileโ. Nel frattempo, in linea con i colleghi ristoratori, 100 imprese del food retail, che rappresentano la maggioranza della neonata Unione dei Brand della Ristorazione Italiana, hanno stabilito oggi di chiudere i propri locali.
Comitato Ristoratori Responsabili
Lettera aperta
Milano,
9 marzo 2020
Egregi Presidente del Consiglio dei Ministri, Presidente della Regione Lombardia, Ministro della Salute e Sindaco della Cittร Metropolitana di Milano, redigiamo la presente per esprimere la nostra solidarietร come cittadini all’opera difficilissima di gestione dell’emergenza che state svolgendo.
Come tutti siamo preoccupati, ma anche fiduciosi della forza che insieme come comunitร possiamo avere se agiamo con coscienza e responsabilitร .
Prendiamo atto delle disposizioni redatte nel DPCM emanato in data 8 Marzo 2020 dettato dall’evoluzione dell’epidemia COVID-19.
Ci rendiamo tutti conto della gravitร della situazione e siamo pronti a fare i sacrifici necessari laddove siano dettati da logiche opportunitร .
La decisione di consentire l’apertura dei bar e ristoranti come da ART.1 comma n) del suddetto decreto pone tuttavia delle grandi perplessitร di cui vogliamo rendervi partecipi:
1) per la natura del servizio offerto da esercizi di somministrazione la richiesta di mantenere il metro di distanza interpersonale รจ praticamente impossibile da far rispettare. La promiscuitร รจ ineliminabile tra personale di servizio e cliente e tra i clienti stessi anche nel caso si dispongano di tavoli delle misure adeguate;
2) lasciare i gestori delle attivitร come baluardo di prevenzione del contagio che impongono la suddetta distanza a rischio di sanzione รจ un provvedimento che facciamo fatica a condividere;
3) la maggior parte di questi esercizi opera nelle ore serali. Lasciare la possibilitร di tenere aperto fino alle 18 crea una disparitร significativa tra esercizi che lavorano durante il giorno e altri che lavorano prevalentemente la sera;
4) mantenere gli esercizi aperti e raccomandare alla popolazione di non muoversi da casa propria equivale a condannare tali esercizi al fallimento;
5) non si contempla la possibilitร di poter effettuare il delivery anche oltre le ore 18, misura questa che potrebbe almeno mitigare l’effetto crisi per alcune tipologie di attivitร ; (su questo punto a Linkiesta risulta che le cucine possono restare aperte anche dopo le 18 per la consegna a domicilio, nota de Linkiesta)
6) in sintesi, nel miglior scenario possibile, l’inevitabile crollo degli incassi porterebbe alla chiusura e al licenziamento di molti addetti.
Ci chiediamo pertanto se abbia senso chiudere tutto tranne i ristoranti e i bar. Se il fine ultimo รจ quello di evitare la socialitร tout court, per quale motivo si vuole lasciare la possibilitร di contatto e contagio in luoghi dove รจ intrinsecamente piรน difficile regolamentarla? Paradossalmente musei e cinema che devono rimanere chiusi hanno piรน possibilitร di far rispettare le distanze regolamentando gli accessi.
Egregi Presidente del Consiglio e Presidente della Regione Lombardia, ci rendiamo conto della gravitร della situazione e siamo pronti a conformarci alle direttive, ma siamo preoccupati come cittadini circa l’effettiva efficacia di misure prese a metร e come imprenditori della sopravvivenza delle nostre aziende.
Chiediamo di essere ascoltati quanto prima e di lavorare insieme per trovare una soluzione piรน intelligente possibile.
I punti che proponiamo vengano presi in considerazione con la massima urgenza sono:
1) opportunitร di chiudere del tutto gli esercizi di somministrazione: meglio un periodo di contenimento piรน severo ma piรน limitato nel tempo;
2) istituzione di un fondo di emergenza per le imprese in difficoltร ;
3) cassa integrazione in deroga per i prossimi tre mesi per i dipendenti del settore: solo cosรฌ potremmo restare aperti senza agonizzare economicamente;
4) sospensione degli oneri tributari per i prossimi 3 mesi, compresi quelli comunali (COSAP e altri);
5) moratoria per credito bancario;
6) sospensione delle bollette.
La maggior parte di noi seguendo la propria coscienza ha giร chiuso la propria attivitร . Ma temiamo che sia necessario farlo tutti.
Non affrontare questi nodi porterebbe a una situazione di completa incertezza e probabili effetti negativi anche sul contenimento del contagio e una quasi certa emorragia di imprese che o licenziano in massa o soccombono senza poter piรน contribuire.
Il mondo ci sta guardando.
Cogliamo lโoccasione per dimostrare a tutti che sappiamo rispettare le regole ed essere responsabili per la comunitร . Non vorremmo in un futuro essere additati come coloro che hanno sacrificato il bene pubblico per il proprio orticello.
Siamo a disposizione per un dialogo costruttivo e tempestivo.
Anche cento imprese del food retail, che rappresentano la maggioranza della neonata Unione dei Brand della Ristorazione Italiana, hanno stabilito oggi di chiudere i propri locali: โBenche? il Governo non abbia posto come obbligatoria questa drastica restrizione, assumiamo noi tale responsabilita?, chiamati di fronte allโattuale scenario di emergenza sanitaria, oggi ben diverso da quello prospettato soltanto 15 giorni fa. Siamo certi che questa decisione sia la scelta giusta oggi per poter rilanciare presto, tutti assieme e con una maggiore consapevolezza, il Paese che abbiamo la fortuna di abitare e di far apprezzare in tutto il mondoโ. In giornata lโUnione donera? allโOspedale Sacco di Milano il saldo di quanto ad oggi raccolto da tutti gli aderenti allโassociazione, formatasi lo scorso 24 febbraio per fronteggiare assieme lโemergenza Coronavirus.
Le liste sono in continuo aggiornamento e ipotizziamo si estenderanno coinvolgendo ristoratori e imprese di tutta Italia.
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